Google castrerà i giornali con l’intelligenza artificiale?
L’introduzione dell’intelligenza artificiale (IA) nel motore di ricerca di Google sarà la fine dei giornali. A prevederlo è un articolo di The Atlantic. Ecco perché
15 Dicembre 2023 16:09
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Google castrerà i giornali con l’intelligenza artificiale?
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“Il mondo del giornalismo italiano è in una crisi senza precedenti, costretto a lottare contro una serie di ostacoli per mantenere la propria vitalità e continuare a generare entrate”.
Ad affermarlo è un articolo della rivista Zeta della Scuola di Giornalismo dell’università Luiss. Il fatto curioso è che il testo è stato prodotto utilizzando ChatGPT. L’articolo infatti è tratto da un numero interamente scritto e illustrato dall’intelligenza artificiale (IA).
Il pezzo parla di come evitare l’Armageddon del giornalismo italiano, secondo ChatGPT. Il chatbot, oltre a dispensare consigli agli editori, descrive poi il suo modello di giornale ideale in grado di sopravvivere alla crisi.
Quello, però, che ha previsto un articolo di The Atlantic citato dal Wall Street Journal va anche oltre. Gli autori sostengono che a beneficiare della crisi degli editori e dell’avvento dell’intelligenza artificiale sarà Google, che integrando la tecnologia nel suo motore di ricerca ruberà tutti, o quasi, i lettori ai giornali.
LA SOPRAVVIVENZA DEI GIORNALI NELLE MANI DEL TRAFFICO WEB
Come scritto da ChatGPT, “molti giornali dipendono troppo dalla pubblicità tradizionale per generare entrate”. E la pubblicità va di pari passo con il traffico di un sito.
“So che il mio giornale digitale potrebbe incontrare la difficoltà di competere con i grandi motori di ricerca come Google per la visibilità online”, affermava lo stesso ChatGPT nel suo pezzo, ricordando la difficoltà di un nuovo sito ad apparire tra i primi risultati.
MA QUAL È IL PROBLEMA DELL’UNIONE TRA GOOGLE E L’IA?
Il traffico web di The Atlantic proviene per circa il 40% da ricerche effettuate su Google, da cui poi l’utente sceglie di cliccare sul link. Ma se il motore di ricerca più utilizzato al mondo venisse integrato con l’IA, nel 75% dei casi – afferma uno studio condotto dalla rivista – sarebbe la tecnologia stessa a fornire probabilmente una risposta completa alla domanda dell’utente e il sito perderebbe il traffico che altrimenti avrebbe ottenuto.
Ecco perché, fin da poco dopo il lancio di ChatGPT, The Atlantic aveva inserito tra le maggiori minacce che l’IA può rappresentare per la sua testata proprio l’adozione di questa tecnologia da parte di Google.
L’INCUBO DEGLI EDITORI È ORA REALTÀ
Gli editori temevano che sarebbe potuto succedere, ma ora ne hanno quasi la certezza. Oltre a essere al lavoro su uno strumento di IA capace di scrivere e pubblicare articoli di cronaca, da maggio, ricorda il Wsj, Google sta testando su un gruppo di circa 10 milioni di utenti Search Generative Experience, un prodotto di intelligenza artificiale che, senza fornire le tempistiche, vorrebbe inserire nel suo motore di ricerca.
Se i giornali hanno già dovuto fare i conti con un importante calo del traffico causato dalla ritirata di Meta e X (ex Twitter) dalla distribuzione di notizie, questa novità è ben più drammatica perché secondo un’analisi del Wsj, Google genera quasi il 40% del traffico degli editori in tutto il mondo.
COME GLI EDITORI STANNO PROVANDO A METTERSI AI RIPARI
Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico. Sembra la filosofia adottata da alcuni editori che non vogliono finire disoccupati, o in povertà. Ma anche il detto mors tua vita mea calza a pennello.
Ne sono la riprova il recente accordo stretto dall’editore tedesco Axel Springer che, dopo aver licenziato oltre la metà dei dipendenti della sua agenzia di stampa Upday, si è alleato con OpenAI per addestrare ChatGPT con i contenuti delle sue testate, tra cui figurano Welt, Bild, Politico e Business Insider. Lo scorso luglio anche Associated Press aveva siglato con la società di IA di Sam Altman lo stesso tipo di partnership.
Altri editori, invece, si sono già affidati all’IA per i propri contenuti. È il caso di News Corp (proprietario del Wall Street Journal), che starebbe utilizzando la tecnologia per produrre 3.000 notizie alla settimana nella sua versione australiana. Inoltre, così come il New York Times, scrive il Wsj, ha già rapporti commerciali con Google.
DA UN MATRIMONIO DI CONVENIENZA NON POTEVA VENIRE FUORI NULLA DI BUONO
Quello tra Google e gli editori osserva poi il Wsj è sempre stato un matrimonio difficile, tenuto in piedi dal tacito accordo per cui “Google aiuta gli editori a farsi trovare dai lettori e gli editori forniscono a Google informazioni – milioni di pagine di contenuti web – per rendere utile il suo motore di ricerca”.
Ora, però, “secondo i dirigenti dell’editoria, l’adozione dell’intelligenza artificiale nella ricerca da parte di Google rischia di far saltare questo delicato equilibrio” e “la cosa più irritante”, affermano, è proprio che “la ricerca IA di Google sia stata addestrata, in parte, sui loro contenuti e su altro materiale proveniente da tutto il web, senza alcun pagamento per l’utilizzo”.
Una strategia che per alcuni “contiene [da parte di Google, ndr] una minaccia implicita: lasciateci fare il training sui vostri contenuti o sarà difficile trovarvi su Internet”.
Altri, invece, sostengono che “se Google ammazza troppi editori, non potrà costruire il suo modello linguistico di grandi dimensioni (LLM)”, che è la base dei chatbot.
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