«L’errore è pensare all’AI come sostituto e non come supporto», l’intervista agli avvocati
Chiedendo il parere dell'avvocato Tommaso Ricci e dell'avvocato Giulio Coraggio abbiamo tratteggiato le modalità con cui l'AI potrebbe entrare nelle aule nel modo giusto
01/06/2023 di Ilaria Roncone
ChatGPT è entrato nelle aule di un tribunale con tutte le conseguenze che abbiamo esposto oggi, a partire dal fatto che un giudice del Texas ne ha vietato l’utilizzo – o meglio – ha emesso un ordine permanente affinché gli avvocati debbano depositare una “Certificazione obbligatoria relativa all’intelligenza artificiale generativa” che attesti il non utilizzo dell’AI o le ragioni per cui il professionista ha scelto di usarla, prendendosi la responsabilità delle eventuali informazioni sbagliate fornite. Questo costituisce sicuramente un importante precedente nell’utilizzo di ChatGPT in tribunale, una questione di cui abbiamo deciso di parlare con due avvocati: Tommaso Ricci – specializzato nei settori Data Protection, Cybersecurity e TMT – e Giulio Coraggio – responsabile del dipartimento di Intellectual Property & Technology per DLA Piper -. Entrambi i professionisti lavorano presso l’azienda multinazionale di servizi legali che è presente in oltre 30 Paesi.
Le risposte alle domande che abbiamo fatto sono il frutto del parere congiunto dei due avvocati e mirano a capire un po’ meglio cosa significa quello che è accaduto per volere del giudice del Texas e quali sono le prospettive per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito giuridico, tra potenzialità e rischi.
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