Dal backup alla resilienza, cambia la pelle di Commvault
La data protection è da tempo al centro delle evoluzioni del vendor, che ora punta ad attrarre tutte le realtà che hanno fatto o faranno investimenti nel cloud.
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I dati sono al centro delle strategie di innovazione delle aziende. Se per molto tempo creare copie di tutto ciò che si ritiene fondamentale è parsa la miglior soluzione per evitare perdite e ripristinare l’operatività in caso di incidenti, oggi occorre fare di più per proteggere il proprio patrimonio informativo: “Noi portiamo in primo piano il concetto di resilienza”, ha puntualizzato Sanjay Mirchandani, Ceo di Commvault, di recente passato per la prima volta in Italia. “Le aziende devono essere certe di poter essere sempre in grado di fare un recovery puntuale in caso di attacco, ma anche quanto tempo occorre e con quali costi. In questo modo, i dipartimenti It e security possono realmente lavorare insieme e fare fronte comune”.Consapevole della necessità di dotare la propria offerta di funzionalità di rilevamento delle intrusioni, identificazione e protezione dei dati sensibili (dei quali sia stato eseguito il backup o in produzione), il vendor ha da poco introdotto sul mercato Commvault Cloud, console di gestione unificata per centralizzare policy di sicurezza e ripristino multi-ambiente (cloud, on-premise, container e altro). La soluzione è offerta in quattro licenze, tutte fatturate in abbonamento da uno a cinque anni: “In questo modo, si punta sulla resilienza e non sulla semplice data protection, che è solo parte di questo concetto più esteso”, ha spiegato Mirchandani. “La console combina elementi di sicurezza e intelligenza artificiale per rilevare anomalie, eseguire algoritmi di rilevamento delle modifiche tra i backup e identificare quando i dati sono integri o sono stati modificati per poterli ripristinare rapidamente. Possiamo rilevare comportamenti anomali negli ambienti di produzione con capacità di alert ogni cinque minuti rispetto alle ventiquattr’ore tipiche di un classico backup”.
Sanjay Mirchandani (Ceo), Mauro Palmigiani (area vice president South Western Europe) e Domenico Iacono (presales manager Iberia and Italy) di Commvault
Il Ceo di Commvault ha fatto notare anche come la cyber resilience non sia un’isola: “Non tutto ciò che è necessario fa parte del nostro mestiere primario ed è per questo che abbiamo adottato una politica di integrazione con altre tecnologie”. Per identificare i rischi, prepararsi agli attacchi, utilizzare trappole su asset fittizi per rilevare sospetti , percorsi di attacco o infezioni, Commvault Cloud si integra tramite Api con diverse soluzioni di terze parti, come Avira, Darktrace, Netskope, Palo Alto Networks e Trellix fra le altre.
L’intelligenza artificiale è uno dei motori dell’evoluzione di Commvault. Un altro componente aggiunto alla console, infatti, è Arlie, una chatbot basata su Azure OpenAI per generare report di sicurezza (rilevamento di variazioni degli ambienti, intestazioni di file per rilevare comportamenti anomali e così via), fornire assistenza sul codice o sul backup: “L’AI aiuta la cybersecurity a essere sempre un passo avanti rispetto agli attacchi, ma anche rispetto ai competitor, con capacità di risk analysis per trovare i dati più critici e le best practice utili per agevolare i rimedi”, ha indicato Domenico Iacono, presales manager Iberia and Italy. “Oggi, l’AI generativa può consentire di affrontare esigenze concrete, come ad esempio capire come si comporta un attacco o effettuare un restore autonomo”.
Con le ultime evoluzioni, Commvault spera di rafforzare la propria presenza anche in Italia: “Otto delle prime dieci aziende italiane sono nostre clienti e c’è un’ottima adozione della proposizione SaaS”, ha illustrato Mauro Palmigiani, area vice president South Western Europe. “Siamo una delle più grandi organizzazioni locali in Europa. Il finance è il mercato dove ci riteniamo più forti, ma registriamo forte attenzione anche nella PA, nel manufacturing e nel fashion”.